lunedì 16 febbraio 2015

Il ciuccio? Sì ma con cautela.

-Premessa Importante: Quello di cui parlo qui è semplicemente il mio vissuto, non sentitevi dunque minimamente attaccate se avete preso decisioni diverse, essere mamma è un'esperienza unica e irripetibile, dunque ogni persona attuerà le strategie che ritiene più giuste.
Se la tua idea è diversa dalla mia raccontamela pure, sarà utile anche ad altre persone inoltre un punto di vista diverso porta sempre un arricchimento.-

Durante la gravidanza avevo iniziato a immaginare come educare Matilde e quali approcci sarebbe stato meglio intraprendere nel mio modo di rapportarmi con lei.
Su una cosa avevo già un'idea abbastanza chiara : non avrei voluto usare il ciuccio, o comunque lo avrei dato a Matilde il meno possibile.
Perché?
Perché quando il bimbo nasce non sa ancora parlare e il suo unico modo per esprimersi è il pianto. Nel momento in cui gli andiamo a mettere il ciuccio, di fatto, gli stiamo tappando la bocca, gli stiamo impedendo di comunicare un suo bisogno.
Sicuramente è molto confortevole per noi il sapere di poter fermare il pianto quando ne abbiamo bisogno, ma ho sempre visto quel gesto come la soppressione di un sintomo piuttosto che come la soluzione di un problema.
Mi è venuto in mente di scrivere questo post dopo l'ennesimo sguardo contrariato che mi sono vista rivolgere dopo l'aver detto che a mia figlia non do il ciuccio.
La dinamica è sempre più o meno la stessa, una delle ultime volte ad esempio avevo portato la Mati a fare l' ecografia alle anche e nel momento in cui l'infermiera ha iniziato a fare forza per tenerla ferma la bimba ha iniziato a piangere, e subito è arrivata la richiesta da parte della donna: -Ma non ce l'ha un ciuccio?-
Alla mia risposta negativa è seguito un piccolo sospiro ed un'alzata di occhi al cielo.
In quel caso Matilde stava chiaramente lamentando il fatto di sentirsi immobilizzata, mettendole il ciuccio in bocca l'avrei azzittita e basta (ammesso che l'avesse accettato in un momento così fastidioso per lei).
Capisco che non sia per niente gradevole sentire un bimbo che piange, ma in quel momento la cosa migliore da fare era cercare di ascoltare il suo disagio.
In queste occasioni cerco di trovare la tranquillità dentro di me e di parlare a Matilde nel modo più calmo possibile, magari appoggiandole delicatamente una mano su una parte del corpo e, guardandola negli occhi cerco di farle arrivare la mia sensazione di serenità.
Facendo così moltissime volte riesco a calmarla, o comunque a diminuire l'intensità del pianto. Ovviamente durante la visita non potevo proprio prenderla in braccio.
Trovo che oltre al contatto con la pelle, anche il contatto visivo sia fondamentale nell'interazione con i bimbi piccoli, noto che Matilde inizia a muoversi in modo diverso quando che capisce che la sto guardando.
Detto ciò, non sono completamente aliena. Infatti nei momenti in cui proprio non riesco a capire cosa abbia Matilde e dopo aver provato diversi modi per consolarla allora le propongo anche il ciuccio. Alcune volte ha funzionato, ed è servito a calmarla. Altre volte invece si è limitata a lasciarlo cadere dalla bocca senza alcun interesse.
In questo periodo, ad esempio, le stanno spuntando i primi dentini, e qualche volta le ho dato il ciuccio dopo averlo passato per un pochino sotto l'acqua fredda di modo da farle avere un po' di sollievo. Non essendoci abituata non lo tiene mai in bocca per più di un paio di minuti, ma la aiuta a calmare il pianto forte del momento.

A presto.

Stef

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